Marco Cappato è un politico italiano dei Radicali e dell'Associazione Luca Coscioni. È tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, promotore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca e della campagna Eutanasia legale.
Un libro in cui si parla di tanti temi: dall'eutanasia, alle droghe, dalla scienza ad internet. Partiamo dal titolo, però, "Credere, disobbedire combattere": perché? "Credere, obbedire, combattere era un motto fascista: io l'ho ripreso nel titolo reinterpretandolo ovviamente in chiave non violenta. Credere perché ognuno di noi ha delle proprie idee su determinati temi, ma si scontra con alcune regole che ne limitano la libertà. E allora è necessario disobbedire e combattere, ovviamente pacificamente, per affermare i propri ideali. Io sono stato arrestato ed ho diverse denunce a carico per aver espresso e sostenuto in maniera civile e non violenta il mio pensiero su temi importanti quali l'eutanasia, il sesso, internet, la liberalizzazione delle droghe...".
Il libro parte da Dj Fabo, dalla decisione di mettere fine alla sua vita volontariamente. Un caso che lei ha seguito personalmente, accompagnandolo fino in Svizzera e per cui a breve subirà un processo. "In questo libro ho messo la mia vita, ho messo cose che ho vissuto negli ultimi 25 anni di militanza radicale e le ho potute scrivere perché sono diventato conosciuto, tanto quanto basta per poter scrivere un libro, grazie a Fabo. Fabo ha rischiato seriamente rendendo pubblica la sua decisione un paio di mesi prima di andare in Svizzera e non nascondendosi come fanno in tanti, che la raggiungono clandestinamente. Non vuole essere un libro di racconto di quell' esperienza, come se ci fossero dei retroscena da rivelare. Ho cercato di realizzare per metà un' autobiografia delle cose che ho fatto, partendo dalle disobbedienze civili su tanti altri temi. Per metà è un saggio politico. Tutte queste cose: disobbedienze civili, arresti, manifestazioni non autorizzate non ha solo un senso per me o per i Radicali, ma potrebbe avere un senso più grande: salvaguardare la Democrazia".
Negli ultimi anni si fa un gran parlare della democrazia, ma poi di fatto siamo un po' costretti ad abbassare la testa davanti alle scelte (che diventano leggi) di altri. Questo libro dunque ci spinge a riprenderci un po' la nostra "libertà"? "Purtroppo in Italia viviamo in un periodo di grande delusione e disillusione intorno alla democrazia. Ciò non toglie però che non possiamo ribellarci a uno schema. Appunto la disobbedienza civile per permettere a chi ci governa di ascoltarci, ma seriamente e cambiare qualcosa. In questo libro sono stato sufficientemente presuntuoso da ritenere che, una delle possibilità per invertire la crisi della democrazia c'è, ovvero la disobbedienza civile, cioè mettere in gioco noi stessi, per non subire le cose che riteniamo non giuste".
Possiamo dire che si tratta di un libro che si rivolge ai giovani, perché sono coloro che più di tutti sono propensi a ribellarsi, ma anche a chi magari è un po' più agé e vuole liberarsi da una sorta di bigottismo o assuefazione? "E' tutto relativo perché ci può essere un quindicenne apatico e un novantenne pronto a manifestare. Anzi i più grandi sono coloro che più di tutti hanno in sé il valore della democrazia e forse più disposti a mettersi in gioco per recuperarla. Il mio libro si rivolge a tutti coloro che sono disposti a disobbedire civilmente per difendere la libertà di tutti, sperimentando alternative e creando conoscenza".
Marco Cappato sarà a Castellaneta domenica 26 alle 19 presso Palazzo Catalano. Ingresso libero